Esauriti i fondi del reddito energetico e con la fine del bonus fotovoltaico al 50% dal prossimo anno, la detrazione per l’installazione di pannelli solari potrebbe ridursi al 36%, con un limite massimo di spesa agevolata di 48.000 euro, a meno di modifiche nella prossima legge di bilancio. Questo significa che chi desidera installare un impianto fotovoltaico per uso personale ha solo poche settimane per sfruttare l’aliquota più alta.

Un’alternativa è rappresentata dal contributo del 40% previsto dal PNRR per i costi di installazione, riservato a chi risiede in comuni con meno di 5.000 abitanti e opta per la creazione di un Gruppo di autoconsumo. In questo caso, oltre al contributo, si ha diritto a ricevere una tariffa incentivante per 20 anni, il cui valore varia in base alla zona geografica. Ecco cosa serve sapere per presentare la domanda.

 

Il bonus del 50% per i consumatori individuali

Attualmente, chi installa un impianto fotovoltaico per la propria abitazione può usufruire di una detrazione fiscale del 50%. Il bonus riguarda le spese per l’acquisto e la realizzazione di impianti volti a produrre energia elettrica in ambito residenziale, come previsto dall’art. 16-bis del TUIR, che premia gli interventi finalizzati al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili.

L’incentivo è riservato a impianti destinati al consumo domestico con una potenza massima di 20KW, installabili su prime o seconde case senza distinzione. Rientrano nella spesa agevolata anche i costi accessori, come quelli per le opere edilizie, la dichiarazione di conformità e l’aggiunta di un eventuale sistema di accumulo. Il limite di spesa per la detrazione è complessivo e vale sia per l’impianto sia per l’eventuale sistema di accumulo.

 

Incentivi per chi condivide l’energia

Per chi partecipa a un Gruppo di autoconsumo, è possibile ottenere sia la detrazione fiscale che i contributi per l’energia condivisa. Il Gruppo è formato da almeno due utenti che si associano per condividere l’energia prodotta da un impianto comune installato su un medesimo edificio.

Si può creare un Gruppo di autoconsumo anche su immobili bifamiliari o misti, con unità residenziali e commerciali, purché ogni unità disponga di un’utenza separata. Anche i condomini possono costituire un Gruppo, previa delibera assembleare, e nominare un referente per la richiesta della tariffa incentivante. La domanda può essere presentata online.

 

Quanto vale l’incentivo

Una volta operativo l’impianto, il GSE riconosce una tariffa incentivante per ogni MWh prodotto e condiviso, che varia da 60 a 80 euro in base alle dimensioni dell’impianto (fino a 200KW). Inoltre, sono previste maggiorazioni geografiche di 4 euro per le regioni del Centro Italia e di 10 euro per quelle del Nord. La tariffa sarà erogata per 20 anni, a cui si aggiunge il corrispettivo ARERA per l’energia autoconsumata, pari a 8,48 euro per MWh nel 2023.

 

Il contributo del 40% nei piccoli comuni

Nei comuni con meno di 5.000 abitanti, chi realizza un impianto per un Gruppo di autoconsumo può richiedere un contributo del 40% sui costi sostenuti, in alternativa alla detrazione del 50%. Il contributo è valido per impianti fino a 1MW, che devono entrare in funzione entro 18 mesi dall’approvazione della domanda e comunque non oltre giugno 2026. Tuttavia, scegliendo il contributo del 40%, la tariffa incentivante sarà ridotta al 50%, richiedendo una valutazione preventiva di convenienza economica.

 

Domande fino al 2025

Le richieste per il contributo PNRR possono essere inoltrate online tramite il portale SPC-Sistemi di Produzione e Consumo, fino al 31 marzo 2025, salvo esaurimento dei fondi disponibili, che verrà comunicato dal GSE.

 

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