Dal primo gennaio, ci sono importanti cambiamenti nell’ambito dell’edilizia per ristrutturazioni ed efficientamento energetico in Italia. Queste modifiche coinvolgono sia i proprietari di abitazioni unifamiliari sia i condomini. In particolare, il paventato abbandono della cessione del credito per ottenere sconti in fattura rappresenterebbe un cambiamento significativo. Inoltre, al momento non è prevista alcuna proroga per i condomini che avevano ancora il diritto di utilizzare questo meccanismo.

Quindi, stando così le cose, tutto il mondo sia associazionistico che imprenditoriale assieme alle associazioni dei proprietari danneggiate dal Superbonus, si stanno battendo affinché venga prorogata la scadenza per la fine dei lavori per il 110% per i condomini affinché le detrazioni fiscali non siano solo a vantaggio di chi ha redditi alti e soprattutto per evitare gravissime ripercussioni sociali come licenziamenti e il proliferare di cause civile fra imprese e committenti.

Giorgio Del Piano, presidente nazionale di Confapi Aniem: “Rischiamo un cimitero di imprese, per eccesso di reazione: gli errori si correggono, e li avevamo segnalati a partire da quei 110% che sarebbe dovuto essere al massimo un 90%, invece il governo decapita il bonus e un intero settore produttivo”.

La detrazione delle spese così come ora viene minacciata dal Governo subirà una trasformazione radicale, con l’obiettivo non di favorire i redditi bassi, come sostenuto dal ministro Giorgetti, che di fatto invece non avrebbero la capienza fiscale necessaria per godere delle detrazioni ma piuttosto chi fra i proprietari si potrà permettere di anticipare i costi di ristrutturazione e detrarre il credito nei 10 anni successivi. Quindi questo cambiamento prospettato dal Governo non verrebbe introdotto per sostenere coloro che si trovano in una situazione finanziaria più vulnerabile, bensì il contrario.

La nostra opinione, quindi, è che decisioni simili finirebbero inevitabilmente per causare l’effetto opposto ovvero favorire la fascia di popolazione più facoltosa che non ha l’impellenza di cedere il credito.

La pratica del “sconto in fattura” ad oggi non sarà più applicabile, il che rappresenta un altro punto di discontinuità nelle dinamiche dell’edilizia. Tuttavia, al momento in caso di completamento dei lavori entro l’anno e raggiungimento del secondo stato di avanzamento, si potrà ottenere un rimborso del 110% delle spese.

È fondamentale notare che il rimanente 40% dovrà essere saldato entro il 2023, prospettiva di fatto impossibile per la quasi totalità dei cantieri.

Sicuramente gli imprenditori subirebbero enormi difficoltà significative in questo processo, poiché la fiducia e la fede nell’impresario svolgono un ruolo chiave.

Se i pagamenti vengono effettuati gradualmente durante l’avanzamento dei lavori, il bonus rimarrebbe comunque disponibile, ma sarà ridotto al 70%. Queste misure rappresentano una svolta disastrosa nel settore dell’edilizia, senza raggiungere l’obiettivo di razionalizzare il sistema e garantire una maggiore equità.

Occorre precisare infine che sarebbe stato possibile apportare correzioni in modo tempestivo invece di giungere a questo punto, evitando il fatto che tali cambiamenti danneggiassero molte imprese edili e cittadini.

Per concludere, sempre il presidente nazionale di Confapi Aniem Giorgio Del Piano, ha comunque espresso le sue preoccupazioni riguardo al bonus 110, affermando che ha creato situazioni anomale che non rappresentano il normale funzionamento del settore imprenditoriale. L’impatto di queste misure sarà rilevante, soprattutto in regioni come la Sardegna, dove l’edilizia gioca un ruolo importante nell’economia.

La situazione richiederà attenzione e potrebbe comportare difficoltà per molte persone e imprese.

 

Fonte: L’Unione Sarda