Il nuovo piano di aiuti introdotto dal decreto Salva spese (Dl n. 212/2023) avrà un impatto stimato su circa 50 milioni di euro di lavori, mentre gli interventi di Superbonus ancora da chiudere nei condomini ammontano a poco meno di 13 miliardi. Questo si traduce in un impatto previsto su meno di un condominio su cento, considerando le risorse disponibili.

L’Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori) e la sua presidente, Federica Brancaccio, offrono riflessioni più analitiche sull’impatto del provvedimento appena varato dall’esecutivo. Brancaccio esprime preoccupazioni riguardo al rischio di penalizzare imprese e famiglie corrette, sottolineando l’assenza di soluzioni al blocco dei crediti promesse in precedenza. Le misure, secondo Brancaccio, potrebbero risultare inutili per chiudere in modo ordinato i lavori e potenzialmente dannose, consentendo a chi ha abbandonato i cantieri di approfittare della situazione.

L’Ance aveva proposto ripetutamente una proroga breve, di due o tre mesi, per i cantieri in fase avanzata. Attualmente, secondo i dati dell’Enea, gli interventi nei condomini da completare valgono 12,8 miliardi di euro. Una riapertura dei termini avrebbe potuto salvare almeno 4 miliardi, evitando contenziosi e blocchi delle opere.

Il decreto propone, invece, il recupero del meccanismo del “fondo indigenti”. Famiglie con reddito inferiore a 15mila euro e interventi con almeno il 60% di avanzamento possono ottenere un contributo per raggiungere un’agevolazione del 110%. Tuttavia, le risorse disponibili sono limitate a 16,4 milioni di euro fino a ottobre 2024, coprendo potenzialmente lavori per circa 50 milioni, meno dell’1% del totale condominiale.

Brancaccio evidenzia che le risorse sono insufficienti, e il meccanismo del fondo indigenti potrebbe complicare la situazione, generando stallo e contenziosi nel corso del 2024. Inoltre, solleva dubbi sulla fiducia nel prendere decisioni basate su un impegno teorico dello Stato dopo quanto accaduto.

Il Salva liti, altro punto chiave del decreto, suscita perplessità. Brancaccio osserva che potrebbe assomigliare troppo a un condono, premiando eventuali mancati completamenti dei lavori. Chiede interventi più stringenti per evitare abusi. La presidente Ance sottolinea il rischio che la sanatoria possa frenare ulteriormente i lavori, generando contenziosi indesiderati.

Eventuali correzioni verranno valutate durante il passaggio parlamentare di conversione del decreto, e potrebbe essere considerata l’opzione di inserire il Dl come emendamento in un veicolo legislativo già in discussione in Parlamento.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore